Caro Stefano, la mamma mi ha chiesto se potevo scrivere qualcosa su di te. Lo faccio molto volentieri anche se non mi é così facile, visto le emozioni che provo ricordandoti ed il vuoto che sento per la tua mancanza.
Mi ricordo quel giorno, quando sono arrivato per la prima volta a casa tua per conoscerti e per vedere di iniziare un percorso terapeutico.
Era un pomeriggio e la prima persona che mi é venuta incontro é stata la mamma di cui ho subito avuto una buona impressione. Una mamma attenta, con una luce negli occhi che faceva trasparire il desiderio di poterti aiutare ed un mondo di bene per te.
Poi dalla camera sei uscito tu, un po’ assonato ed un po’ curioso e dopo averci ascoltato hai educatamente risposto ad alcune mie domande e così in quel panorama splendido che si scorge dalla tua sala, abbiamo preso gli accordi per il giorno seguente, nel mio studio.
Già dal primo approccio abbiamo iniziato a sorridere per via di alcuni esercizi che ti richiedevo. Con l’andar dei giorni ho capito che ragazzo eri, ho capito il tuo dolore e la fatica che provavi a stare con chi stava bene.
In seguito é nata una vera e profonda amicizia basata sulla confidenza che mi rendeva partecipe delle tue preoccupazioni, delle tue difficoltà di adolescente che si stava misurando con la necessità di crescere, con le difficoltà imposte dalla tua condizione, con il sentirti diverso dai tuoi compagni. E intanto crescevi…crescevi nello spirito, nella mente e anche nel fisico tanto che nel giro di tre anni mi avevi raggiunto ed anche superato!
Prestavi molta attenzione a ciò che ti dicevo sia durante l’applicazione delle terapie sia riguardo la varietà di argomenti che casulamente nascevano – dalla storia alla religione, dal cinema alla psicologia – e sentivo che provavi fiducia e stima nei miei confronti e questo mi faceva tanto bene.
Più di una volta mi hai detto che eri ben disposto ad ascoltarmi su certi argomenti perché anch’io, come te, a causa di un incidente, vivevo il dolore fisico, quel dolore continuo che non ti lascia mai, cui seguono momenti di sconforto, di debolezza e di incomprensione.
Ma verso il dolore e quei momenti avevo trovato però una risposta, un senso, ed era bello osservare quanto eri ricettivo nel cercare di elaborare ciò che sentivi, alla ricerca di un tuo metodo.
Per quella caratteristica che ci accomunava, abbiamo cominciato a camminare insieme e te ne sono grato, perché avvertivo che lo stare con te faceva bene a tutti e due ed inconsciamente ci rafforzava e ci spronava a dare il meglio, aiutandoci ad affrontare quelle difficoltà quotidiane che eravamo chiamati a viviere sulla nostra pelle.
Il tuo pizzicottare, la tua schiena, i tuoi piedi, il tuo modo di camminare, tutto parlava del tuo essere nella prova, ma il tuo sorriso, la tua voce forte e chiara, la tua voglia di scherzare esprimevano che eri capace di reagire.
E intanto crescevi…elaboravi pensieri e sentimenti che occupavano tutto il tuo mondo ed in parte anche il nostro.Così hai cominciato ad entrare nelle nostre vite con quella sincerità che ti contraddistingueva, con quella gioia che sapeva contagiare, con quella curiosità di sapere, di leggere libri, di vedere film, di raccontare quel mondo virtuale dei videogiochi di cui tanto ti sentivi attratto.
E l’amicizia cresceva, cresceva e lo scmabio si faceva più arricchente, tanto che quando abbiamo proposto a mamma e papà di lasciarti da noi a cena o a dormire qualche giorno abbiamo visto in te la gioia. Ed era così anche per noi perché era come avere un figlio adottivo con cui ci si trovava veramente bene.
stefano e fisioterapistaQuanti argomenti, quante risate, quante gustose mangiate, qualche cantata al karaoke ed anche qualche apprensione quando faticavi a prender sonno. Inizialmente ci chiedevi di lasciar accesa una debole luce, perché avevi timore di non saperti orientare al buoi in un ambiente nuovo, ma la cosa é durata assai poco.
Al risveglio si faceva colazione e si programmava il giro della giornata.
In quelle occasioni, sapendo il tuo interesse verso la storia e la scienza si andava per musei: quello della Scienza e della Tecnica di Milano e quello d’Arte Moderna di Rovereto o di Scienze Naturali di Bergamo Alta o quello delle Origini del lago di Garda senza dimenticare posti dove apprezzare semplicemente le bellezze naturali come il lago d’Endine o passo Nota sopra Tremosine o solo girando per centri commerciali dove hai affrontato le «scale mobili» che per te erano una prova ma che hai saputo superare con le tue forze.
Vedevo la fatica che facevi, il timore prima della prova che ti faceva scattare un veloce e simpatico segno della croce, ma la tua volontà ed il desiderio di fare quello che per gli altri era normale ti faceva vincere la paura! Spesso dovevo intervenire per ridurre i tempi, aumentare le pause, perché quando la cosa ti appassionava, il tuo carattere ti spingeva a continuare ed a non mollare.
Bravo Stefano! Così giovane eppure così maturo!
Come tuo fisioterapista poi, devo farti tanti,tantissimi complimenti, perché sei stato il paziente che mi ha dato grande soddisfazione, sia per gli obiettivi raggiunti, sia per il rapporto che si era instaurato tra di noi.
Non posso dimenticare quanto impegno e costanza comportava arrivare da me ( facevi ore ed ore di macchina con mamma e papà ) per vivere momenti di lavoro ed amicizia. apprezzavo molto il lavoro che facevi su di te, l’impegno che mettevi e l’attenzione che prestavi ai miei consigli, tanto che la volta sucessiva i risultati erano già evidenti. Ma un’altra cosa bella é che parallelamente la tua forza interiore cresceva, tutto il tuo essere evolveva, fino ad elevare i pensieri al cielo che si dischiudevano in quelle domande sul senso della vita, sull’esistenza di Dio e sulla natua degli uomini.
Quello stesso cielo presso il quale sei tornato ad essere l’angelo che eri prima, finalmente leggero e libero.
Il tuo amico Emanuele.